Martini Carlo Maria - Eco Umberto - 1997 - In che cosa crede chi non crede by Martini Carlo Maria - Eco Umberto

Martini Carlo Maria - Eco Umberto - 1997 - In che cosa crede chi non crede by Martini Carlo Maria - Eco Umberto

autore:Martini Carlo Maria - Eco Umberto
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Filosofia
pubblicato: 1999-12-31T23:00:00+00:00


PER AGIRE MORALMENTE AFFIDIAMOCI ALL'ISTINTO di Eugenio Scalfari Il cardinale Martini non è soltanto un pastore di anime che opera in una tra le più importanti diocesi italiane: è anche un padre gesuita di grande cultura, un intellettuale militante con quel tanto di spirito missionario che costituisce una sorta di tratto genetico della Compagnia cui appartiene.

I padri gesuiti nacquero missionari e non soltanto per convertire alla fede lontane etnie educate ad altre civiltà e ad altre religioni, ma anche per arginare nella cristianissima Europa il terremoto luterano e l'ancor più devastante diffondersi della nuova scienza e della nuova filosofia.

I tempi, da allora, sono assai cambiati; basti pensare che la Compagnia, dopo aver rappresentato per alcuni secoli l'ala destra - se così si può dire -della Chiesa romana, si è spesso collocata in questi anni più recenti al confine con l'eterodossia condividendone, se non le tesi teologiche, i comportamenti sociali e perfino gli obiettivi politici.

Voglio dire che i gesuiti dei tempi nostri hanno privilegiato il loro desiderio di conoscere l'Altro sulla missione di convertirlo: atteggiamento di grande interesse da parte di un laico che sia in grado di manifestare la stessa disponibilità alla conoscenza e al dialogo.

Lo scambio di lettere tra Martini e Umberto Eco, che ho letto nei precedenti numeri di questa rivista, fornisce un esempio insigne di questa reciproca apertura e in tal senso è molto apprezzabile. Mi domando se da quel punto di partenza si possa procedere per contribuire a una nuova fondazione di valori. Il cardinale se lo augura ma - se ho ben compreso le sue parole - vincola il risultato alla riscoperta dell'Assoluto come unica fonte possibile della legge morale.

Ebbene, questa posizione è preliminare. Se su di essa non verrà fatta chiarezza, risulterà assai diffìcile condurre insieme, laici e cattolici, la rifondazione di nuovi valori adatti a suscitare comportamenti volti al bene comune, alla ricerca del giusto e insomma a un'etica appropriata ai bisogni e alle speranze degli uomini del XXI secolo.

I padri della Chiesa, pur dando alla grazia un peso decisivo per la salvezza delle anime, non rinunciarono mai a percorrere, sia pure in via sussidiaria, la strada che, con il solo ausilio della ragione, dovrebbe portare l'uomo a conoscere e a riconoscere il Dio trascendente.

Per un intero millennio questo tentativo fu ancorato alla tesi della Causa Prima, del Primo Motore.

Ma poi gli intelletti più fini capirono che quella tesi aveva ormai perso ogni forza di persuasione man mano che la scienza detronizzava l'uomo e, con esso, il suo creatore.

Nel momento stesso in cui la necessità e il caso prendevano il posto della causalità e del destino, la pretesa di risalire con la ragione dall'effetto finale alla Causa Prima risultava insostenibile e infatti nessuna mente matura ricorre più a quegli argomenti.

Non per questo la vocazione missionaria si è attenuata; soltanto ha cambiato terreno. Se i padri della Chiesa avevano agganciato la ricerca dell'Assoluto al rapporto tra il creato e il creatore, i loro moderni epigoni hanno riproposto l'Assoluto come il solo possibile fondamento del sentimento morale.



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